L’intero genere umano ha gli strumenti per capire che crisi climatica e ambientale nonché le contraddizioni del sistema capitalistico-finanziario sono le sfide che decideranno in che modo resteremo sulla terra, in quanti, e a quali condizioni; invece i paesi più ricchi, più scientificamente consapevoli, che detengono la maggior fetta di potere sui destini del mondo che fanno? Si lanciano in una nuova guerra senza nessuna apparente consapevolezza delle conseguenze sistemiche di tutto questo. Perfino i timidi e irrilevanti passi verso il contenimento del riscaldamento globale ora vengono ripercorsi all’indietro e al ribasso.
Ma sarebbe riduttivo pensare che il problema sia noto soltanto a partire dallo storico saggio sui limiti dello sviluppo del club di Roma. Il problema intrinseco è più antico, ed è ben conosciuto da saggi, filosofi e pensatori fin dall’antichità; ha preso molti nomi tra i quali il greco Hybris è forse il più conosciuto. I saggi hanno sempre saputo che tra le motivazioni umane ve ne sono alcune che individuano nel proprio simile l’avversario, l’antagonista, il nemico da distruggere, e nelle condizioni fisiche concrete del pianeta solo un limite da valicare a qualunque costo. Sono motivazioni presenti nel nostro sistema nervoso, ma che possono essere disinnescate conoscendole e riconoscendole. Bisogna volerlo fare, però.
Ma i saggi di tutte le epoche sono sempre rimasti inascoltati consiglieri del sovrano. Non so dire se si sia trattato di un errore, di una debolezza, o di una inevitabile conseguenza dell’agire umano, ma ora è chiaro che i saggi avrebbero dovuto uscire in massa dalle loro accademie, salire sui palchi da cui gli aizzatori del popolo gridavano, avrebbero dovuto sporcarsi le mani e trascinare via quei capipopolo svergognandoli. Avreebbero dovuto imbavagliare i generali di tutti gli eserciti e gridare ai soldati di disertare, e di tornarsene a casa perché stavano dando la loro vita per una causa non loro.
Invece no: si è creata una situazione per cui i saggi non riescono mai a salire più di qualche gradino nella scala del potere, una scala la cui fitness premia psicopatici, corrotti e altri animali. E non sono mai mancati intellettuali che sono stati ugualmente attenti a valutare se fosse più vantaggioso seguire scienza e coscienza nell’oscurità, o sostenere una verità di comodo e vivere a corte. Quelli che hanno scelto di vivere a corte sono anche coloro che gridano più forte contro i “cretini” e gli ignoranti che si permettono di scrivere sui social senza aver studiato.