Mezzo mondo brucia, perde foreste e ghiacciai, subisce eventi estremi, l’acqua scarseggia o inonda, la pandemia si trasforma ma non finisce, e altre ne arriveranno. Insomma, la sopravvivenza del genere umano mostra oggi davvero tutta la sua fragilità. Siamo pesci in uno stagno che si prosciuga giorno dopo giorno. Ma che fanno i pesci? Si fanno la guerra, facendo evaporare ancora più in fretta il poco che resta.
Continuano a echeggiarmi nella mente le parole della first lady Zelenska che parla al senato statunitense: come lei stessa e il marito fanno da mesi, chiede candidamente più armi, più armi, allo stesso modo in cui si porge il cestino del pane al cameriere per avere ancora un po’ di crostini.
Il cadavere lasciato a marcire da questa guerra è l’idea che guerre finiscono sempre attorno a un tavolo, e che tanto varrebbe sedercisi subito. Ora no: le guerre si VINCONO. Lo dice la Russia, lo ripetono a squarciagola i due fantocci ucraini caricati a molla dagli USA. Come se dalla vittoria (?) in questa guerra dipendessero chissà quali destini, mentre è vero il contrario: è dalla sua continuazione o sua fine che dipendono i destini dell’umanità. Chi vince è del tutto irrilevante.
(Foto di Piotr Arnoldes)