Quando la mente è l’arma


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Gran parte del mondo industrializzato sta eseguendo un esperimento naturale, in vivo: 

quanto si può spezzare il legame sociale, fino a che punto si può spingere l’individualismo, prima di alimentare così tanta aggressività da causare invivibilità sociale e paura generalizzata? 

L’esperimento è in fase molto avanzata negli USA, con risultati drammatici di cui riusciamo a vedere quasi solo la parte per noi più consolatoria:

Perché avvenga un mass shooting occorrono due condizioni: facilità nel procurarsi armi e una mente carica di motivazioni aggressive. Noi europei ci consoliamo troppo facilmente pensando che “qui da noi non può accadere”. Con le armi no. Con le mani, con le automobili, coi bastoni, con qualunque altra cosa sì.

In tutto l’occidente cresce il numero di individui malformati dentro, impauriti, carichi di odio e di impulsi di rivalsa, afflitti da un vasto senso di perdita e di depauperamento. Desiderosi, semplicemente, di agire la propria distruttività. Non odiano qualcuno, odiano tutto, perfino sé stessi. Molti si odiano perché non sono fichi, non sono ricchi, si odiano perché si sentono dei perdenti. 

Basta che una quota di questi individui sia caratterizzata anche da disregolazione degli impulsi, e in generale da turbe psichiche esternalizzanti, ed ecco che abbiamo gli ingredienti giusti per tanti episodi che funestano la cronaca. 

È relativamente semplice (non negli USA, pare…) regolamentare severamente la  circolazione delle armi, molto più complesso e irto di difficoltà è disciplinare la circolazione di persone le cui caratteristiche psichiche possono diventare pericolose. Ci sono risvolti clinici, giuridici, costituzionali di soluzione estremamente difficile, messi a dura prova da una crescente (e socializzata) disregolazione degli impulsi. Già nel 2011 il CENSIS vedeva l’Italia così:

Una società sempre più orizzontale, […] in cui sono sempre più labili i riferimenti valoriali e gli ideali comuni, in cui è più debole la consistenza dei legami e delle relazioni sociali, […]. In questa indeterminatezza diffusa crescono fenomeni e comportamenti leggibili come il portato di un pervasiva sregolazione delle pulsioni, frutto della perdita di significato condiviso di molti dei riferimenti normativi che sono guida ai comportamenti. 

CENSIS, La crescente sregolazione delle pulsioni, 6/6/2011

In un contesto del genere, pensare di contenere il fenomeno con servizi sociali e servizi di salute mentale sempre più impoveriti, farmaco-centrici e burocratizzati è pura fantasia.

Quando le persone divengono monadi, le più fragili soccombono, altre, ugualmente fragili ma più aggressive e disregolate diventano mine vaganti.

Scontiamo, su questo, una tragica impotenza poiché una volta spezzato, il legame sociale con le sue funzioni regolatrici non si può ricreare con decreti, né con bonus, né con farmaci. Nemmeno con tutto il denaro del PNRR.

Foto di Nadezhda Moryak: https://www.pexels.com