Quell’uomo


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Curvo ma rigido, rigido ma piegato. Quei sacchetti allungati, dilatati come un’agonia. Quelle gambe lunghe che paiono meccaniche, articolate da giunti e bulloni. Quelle poche cose comprate che contende alla gravità con le dita a uncino. Quella gravità che lo strappa via dal cielo e lo incurva come un ramo stanco. La giacca ha preso la sua forma sfiancata, le spalle sovrastano la testa. La sua spesa, che anela la terra, l’asfalto, il riposo. Non so vederlo salire a una casa, né qualcuno che ne aspetti il ritorno. Quella spesa consumata da solo, quel respiro come se rubasse l’aria alla morte. Non so vederlo salire a una casa, ma lo sento tossire. Dove porta quella spesa. Dove la porta. Dove adagerà quei pochi pacchetti, dove mangerà il pasto triste. Quei sacchetti bianchi, che ad ogni passo si allungano fino a toccare terra. Quei sacchetti appesi ad uncini.

(L’immagine riprende una foto che ho scattato in provincia di Bologna, ottobre ’22)