Sugo


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Gli odori di cucina. Il vano scale li succhia dagli appartamenti e li gonfia nelle mie narici. Questo sugo di pomodoro dall’aroma umile, acidulo, che mi attraversa come una sensazione di giornate tutte uguali. Sembra esserci del grana che fila, un odore pungente che mi causa un lieve smarrimento, una piccola vertigine. Stringo più forte la ringhiera. C’è anche un sentore dolciastro, vaporoso, che mi fa ricordare di tutte le volte che ho pianto. Il sudore tiepido dei pelati dozzinali sa di pensione riscossa alle poste, di figli disoccupati, del sottile decoro di una lacrima caduta nel tegame. Quest’odore che si sdraia tra le piante grasse e i vetri, che si insinua nel cervello e condensa una tremula domanda: che ne sarà di noi?

Al piano superiore il forno annuncia pizza fatta in casa, soffice e spugnosa, lievitata fino al cielo. Accade ogni settimana. Il gas dei saccaromiceti buca l’olio e la salsa e racconta ogni domenica sera di ogni inverno che ho vissuto. Quella nebbia che ti sale dentro e brucia come ammoniaca. Gli aromi sprigionati dagli angoli bruciacchiati ostentano una finta sicurezza che nasconde il lamento di chi non ce la fa più. Anche le scale di casa, oggi, sono così ripide.