Manca il caffè


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È una domenica di giugno, poco dopo le otto. Sono uscito in fretta per andare al vicino supermercato, aperto anche nei festivi, perché in casa non è rimasto nemmeno un grammo di caffè. Con i pensieri offuscati dalle notizie belliche lette poco fa sul giornale, la corsa alla ricerca del caffè mi fa pensare alla guerra. In tempo di guerra il caffè manca sempre, almeno così raccontavano gli anziani. Ma noi non siamo in guerra. O meglio sì, lo siamo ma diversamente, e il caffè si trova a quintali. Realizzo che da un po’ di tempo la pubblicità non mi ricorda quale marca comprare e con quale sorriso dovrei alzare la tazzina. Anche la pubblicità ha le sue ere geologiche. Non si può sempre puntare al piacere perché anche le piccole perdite di urina sono importanti e si possono risolvere acquistando un’auto elettrica che attraversa incontaminati boschi di conifere. Mentre svolto l’angolo del marciapiede vengo quasi investito da un runner lanciato in uno scatto. Mi passa di fianco ansimando. Alzo lo sguardo verso l’Appennino, laggiù, dietro uno strato di foschia densa. L’aria è immobile.