Diciamocelo: l’esperienza della specie uomo sulla Terra ha prodotto meraviglie e sciagure in egual misura. L’evoluzione tecnologica e il mondo globalizzato stanno però facendo ingigantire i risultati più disastrosi di questo processo. Anche se avremmo potuto avere l’intelligenza di porvi rimedio, ci è sfuggito qualcosa: pur sapendo che siamo scimmie evolute ancora dotate di un sistema motivazionale gerarchico, abbiamo lasciato che i nostri sistemi sociali, economici e politici concedessero la miglior fitness alle varianti più rapaci, violente e psicopatiche dell’essere umano. Abbiamo manipolato il DNA, avremmo teoricamente potuto manipolare i contesti ambientali che favorivano l’ascesa sociale e politica di psicopatici pericolosi. Non lo abbiamo fatto. Al contrario abbiamo lasciato che l’industria culturale titillasse anche nelle masse i medesimi impulsi antisociali e violenti. Ci siamo baloccati con l’idea astratta di democrazia senza considerare che le varianti umane psicopatiche e rapaci sono come specie infestanti che si adattano a qualunque clima e colonizzano qualunque habitat distruggendo le specie autoctone, proprio come i nuovi arrivati provenienti dall’Europa distrussero i nativi americani.
Ora il tempo è decisamente maturo: la scritta game over sta per apparire sui nostri schermi ed è l’ora di accettare serenamente l’idea della scomparsa dell’uomo dalla terra per sua propria mano. Non accadrà domani né dopodomani, ma nemmeno tra secoli. E possiamo starne certi, non sarà una cosa pacifica. Come tra pesci in uno stagno che si sta prosciugando, ci sarà da fare.