Se questo è un padre


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Mi ha colpito un passaggio di una petizione-richiesta a Putin di cessare il fuoco: «Non possiamo chiedere la stessa cosa al Presidente Zelensky perché sappiamo che un uomo con spirito di “padre” non può impedirsi di difendere la vita dei suoi figli inermi sotto attacco in casa propria.» Ho subito sentito un senso di straniamento: quest’uomo amante degli outfit militari, che recita a soggetto, che non parla che di armi e soffia sul fuoco di un conflitto mondiale e atomico, sarebbe un padre? Peraltro, i russofoni del Donbass chi sono? Sono figli di primo letto di cui è solo patrigno, visto che ha proseguito l’opera bellica dei suoi predecessori contro di loro?

Zelensky rifiuta ogni ipotesi anche solo di inizio dialogo, lui vuole vincere, vincere! Quanti ucraini moriranno per “vincere”? E con che mezzi vuole vincere? Non fa che chiedere armi, ma il suo Paese è stato riempito di armamenti da anni: il governo polacco ha supportato il programma per il raggiungimento degli standard operativi Nato da parte delle truppe ucraine entro il 2020.

Ankara fornì nel 2021 a Kiev velivoli a pilotaggio remoto Bayraktar Tb2.

Circa tre mesi prima dell’invasione russa, il Consiglio europeo approvava lo stanziamento di 31 milioni di euro per il «supporto delle esigenze militari» di Kiev.

Gli Stati Uniti alla fine del 2021 avevano messo almeno 2,5 miliardi di dollari complessivi in forniture belliche.

Tra il 2014 e il ‘15 Londra inviò a Kiev tre successive forniture di equipaggiamenti militari con la relativa assistenza logistica. Nel 2020 ulteriori 1,25 miliardi di sterline.

Zelensky SARÀ ANCHE UN PADRE, ma ha dei nonni piuttosto muscolosi dietro di sé. E si comporta da figlio di papà, mandando a morire i suoi figli in nome della sua gloria che splende di luce riflessa, anche piuttosto livida.

Quand’anche vincesse, qual è l’obiettivo? Mantenere la hybris di una Ucraina armata fino ai denti dalla NATO e coi missili puntati su Mosca? Andiamo, gli USA non esiterebbero a reagire se avvenisse una cosa del genere nel loro “cortile di casa”. Forse gli analisti di tutto il mondo non avevano già capito da anni che l’Ucraina deve restare neutrale e che la hybris USA di armarla per forza avrebbe portato sciagure?

E quand’anche vincesse, quale sarebbe il prezzo pagato dal suo e dagli altri popoli? E che aspetto avrebbe l’Ucraina e l’Europa tutta, dopo una “vittoria”? Un deserto? Una landa incendiata? Una enorme fossa comune? Ne valeva la pena, per la favola di “difendere il mondo libero”? E poi, di quale libertà potremo godere, da morti?